Metodo Terzi

Quando, nella seconda metà degli anni ’50, la zia Ida ha cominciato a venire saltuariamente a Milano per poter consolidare e approfondire all’Istituto dei ciechi di Milano i risultati ottenuti a  Reggio, era ospitata a casa nostra in via Podgora, via relativamente vicina a via Vivaio. Noi, la famiglia del fratello Paolo, eravamo in tanti ma il nostro appartamento, nella casa costruita dal mio nonno materno, era grande e ci stavamo tutti. E comunque la zia Ida era sempre benvenuta.In quegli anni la zia Ida, già non troppo lontana dalla pensione, stava facendo i primissimi passi di un inusuale, lungo e faticoso cammino, il cui inizio è stato lo studio di grossi corsi di medicina, quali anatomia e fisiologia, e l’arrivo è consistito in ricerche universitarie da lei intraprese su suoi argomenti.

 L’ambiente universitario era a lei totalmente estraneo, all’inizio, ma era l’unico nel quale poteva essere costruita una solida struttura scientifica di quello che, decenni dopo, sarebbe diventato il Metodo Terzi, inquadrato nel sapere ufficiale. Ma allora era tutto da inventare; anche la necessaria rete sociale per farsi prendere sul serio, essendo lei una semplice maestra venuta dalla provincia. Tuttavia alla zia Ida non mancava certo il coraggio, dato che aveva intuizioni straordinarie da rendere concrete  e da far conoscere. E tutti noi, fratelli e nipoti, le stavamo attorno a fare il tifo. La nostra mamma, la cognata Clara, milanese di nascita e con molti contatti, era sua sostenitrice (mi ricordo gli articolati scambi di vedute tra loro) e le faceva da spalla nei vari incontri. E ce l’ha fatta! Sfido chiunque – però so di vincere – a produrre nella sua famiglia una persona come la zia Ida.

 

Via Podgora 1941/42
Nice Terzi è la bambina a destra, Paolala più piccola in basso. La foto è stata scattata dal fratello di Ida, Paolo Terzi. Una foto a colori in quegli anni, una vera rarità..

Metodo Terzi