Il Metodo si chiama Terzi dal nome dell’autrice, Ida Terzi (1905-1997), che lo ideò nella prima metà del 1900 per rendere autonomo il cammino delle persone non vedenti. Negli anni successivi il Metodo si è ampliato ed arricchito, trovando vari campi di applicazione, grazie anche ai suoi diretti collaboratori.

Perché il Metodo riconosce all’atto motorio una funzione basilare per l’apprendimento. Sostiene l’unità corpo-mente per arrivare alla conoscenza. La cognizione è, infatti, fondata sui processi sensomotori ed è costruita in modo attivo, tramite l’interazione organismo-ambiente. Il metodo assume il canale deambulatorio, o cammino, come canale percettivo vero e proprio in quanto individua nell’atto motorio deambulatorio la capacità di trasmettere al sistema nervoso centrale informazioni imprescindibili all’apprendimento spazio-temporale.

Perché spazio e tempo sono gli elementi nei quali siamo immersi sin dalla nascita.
Tutto ciò che avviene intorno a noi e tutte le attività che svolgiamo, avvengono nello spazio e nel tempo, in una successione ordinata e corretta di azioni: camminare, parlare, leggere, afferrare, mangiare, vestirsi… Tutto avviene in successioni temporali e spaziali adeguate al compito che stiamo svolgendo.

“Nel tempo e nello spazio si origina il moto che è il fenomeno primo, l’essenza stessa della vita” (Ida Terzi, 1955)

Perché sviluppa la capacità di processare e integrare le informazioni che giungono al nostro cervello dai diversi canali sensoriali (cinestesico-propriocettivo, vestibolare, tattile, visivo e uditivo) organizzandole nel tempo e nello spazio.

Avviene attraverso l’elaborazione sovramodale delle diverse afferenze. Infatti tutte le afferenze, nessuna esclusa, trasmettono al sistema nervoso centrale informazioni di spazio e tempo. Ciascuna informazione sensoriale (afferenza) lo fa a modo proprio, ma nessuna lo fa in modo completo, nemmeno la vista, che è la più ricca di informazioni. E’, quindi, indispensabile che tutte le informazioni, quando vengono elaborate mentalmente, si integrino tra loro affinché la loro organizzazione si compia correttamente.

I propriocettori sono situati all’interno del corpo, registrano gli stimoli generati dal corpo stesso durante gli atti motori e hanno sede nelle ossa, nei muscoli e nelle articolazioni.
Affini ad essi sono l’utricolo, il sacculo e i canali semicircolari che formano l’apparato vestibolare che controlla l’equilibrio statico e dinamico del nostro corpo.
Gli esterocettori sono situati alla periferia del corpo e possono raccogliere stimoli provenienti dal mondo esterno.
Essi si suddividono in: recettori a contatto (tattili) e recettori a distanza (visivi, olfattivi, gustativi, acustici) ed hanno sede negli organi di senso specifici (pelle, occhi, narici, bocca, orecchie).
Normalmente abbiamo solo consapevolezza dell’attività ricettiva degli esterocettori.
I propriocettori e l’apparato vestibolare lavorano silenziosamente, ma non dobbiamo pensare che siano meno importanti per l’identificazione di noi nel mondo esterno e per il riconoscimento degli oggetti.

A occhi bendati:
– per eliminare le percezioni visive che invadono il campo della coscienza;
– per favorire l’elaborazione consapevole delle afferenze propriocettive;
– per favorire l’attenzione e la concentrazione;
– per definire temporalmente l’inizio e la fine dell’esercizio.
A piedi scalzi:
– per favorire le percezioni di contatto.

Ampio: per potersi muovere ad occhi chiusi senza timore
Silenzioso e con luci basse e soffuse: per abbassare la soglia di recettività degli stimoli visivi e uditivi e aumentare i livelli di attenzione e di concentrazione alle afferenze provenienti dal movimento del corpo (afferenze propriocettive).

Perché organizza il pensiero spaziale da cui dipendono le immagini mentali che hanno, appunto, natura spaziale.
Poiché c’è una corrispondenza molto alta fra immagini mentali e immagini percettive, le fasi di lavoro, Consegna-Vissuto-Rappresentazione, favoriscono la coerenza percettiva e il passaggio da un utilizzo inconscio ad un utilizzo consapevole del corpo in movimento. In particolare la Rappresentazione, che è “lo specchio della mente” favorisce la creazione di Immagini Mentali propriocettive-motorie, visuo –motorie e visuo-spaziali .
Il pensiero verbale ha indubbiamente l’importante ruolo di fornire alle immagini mentali appartenenti al pensiero spaziale, la decodifica linguistica.

“Mentre cammino, la figura me la immagino in terra come se la vedessi” (Ida Terzi)

Le fasi di lavoro sono 3, Consegna-Vissuto-Rappresentazione.
Pur con modalità diverse, esse caratterizzano tutti gli esercizi del metodo.
CONSEGNA: è la modalità con cui si induce l’esercizio. Sono di diverse tipologie (guidata, imitativa, verbale e visiva).
VISSUTO: viene effettuato immediatamente dopo la Consegna. Il soggetto vive attivamente in 1° persona l’esperienza. In questa fase costruisce una Immagine Mentale (I.M.) Motoria in 1° persona, su base propriocettivo-motoria e cinestesica.
RAPPRESENTAZIONE: viene effettuata immediatamente dopo il Vissuto.
Il soggetto riproduce all’esterno la Rappresentazione di ciò che ha vissuto motoriamente trasformandola, a seconda del tipo di esercizio, o in I.M. motoria in 3° persona, o in I.M. visuo-spaziale.

Il metodo organizza Il pensiero spaziale che è alla base della creazione delle immagini mentali e dei rapporti spaziali (distanza e direzione).
Per fare ciò “mette a tacere” inizialmente il pensiero verbale che ne recita e ne riassume i concetti, ma non ne consente l’organizzazione. Esso infatti si basa sulla categorizzazione che significa riunire i concetti in classi di appartenenza (animali, vegetali, codici, etc.) e rappresenta i dati in forma di numeri o lettere alfabetiche.
Il pensiero logico-verbale ha indubbiamente l’importante ruolo di fornire alle immagini mentali appartenenti al pensiero spaziale, la decodifica linguistica.

Nel metodo Terzi c’è una grossa attenzione alla comunicazione, che viene mediata prevalentemente dalla comunicazione non verbale e para-verbale.
Il linguaggio verbale viene usato, ma è un linguaggio semplice, con frasi brevi, precise (per non creare problemi di decodifica del messaggio) e inerenti all’azione da svolgere.
E’ di rinforzo all’azione e alla motivazione.

In realtà abbiamo più spazi: lo spazio personale e lo spazio extrapersonale.
Lo spazio personale: è lo spazio che occupa il nostro corpo in un rapporto dinamico con il mondo esterno.
Lo spazio extrapersonale è lo spazio fuori dal corpo, e si divide in:
– extrapersonale vicino, o peri personale: è lo spazio vicino al corpo, “a portata di mani e piedi” nel quale veniamo in contatto con gli oggetti. In questo spazio si parla di spazio noicentrico che è lo spazio della relazione.
– extrapersonale lontano: è lo spazio esterno che va oltre la possibilità di raggiungimento diretto con le braccia e con le mani (spazio prospettico e metrico- euclideo).
Con il metodo Terzi si interviene con esercizi sensomotori e deambulatori su tutti questi spazi.

“Il tempo è il primo motore per la costruzione dello spazio” (Ida Terzi, 1995).

Il metodo organizza il tempo partendo prevalentemente dall’organizzazione ritmica.
A differenza di altri approcci che partono da ritmi esterni (es. tamburello, metronomo o battute con le mani) nel metodo Terzi si prende le mosse da ritmi interni, fisiologici.
E dal momento che spazio e tempo sono indissolubili, si parte da un ritmo che si genera nello spazio del corpo.

“Il metodo si avvale della cadenza deambulatoria come di un modello ritmico di base sul quale si sincronizzano anche le attività relative agli organi di senso specifici e il linguaggio” (Ida Terzi, 1995)

L’immagine mentale è un’invenzione della mente, un’evocazione o una ricostruzione di un’esperienza che, almeno sotto certi aspetti, assomiglia all’esperienza della percezione effettiva di un oggetto o evento. Si può creare sia congiuntamente sia in assenza di una stimolazione sensoriale diretta. Si possono generare immagini mentali con tutte le modalità sensoriali (olfattiva, uditiva, motoria, visiva).
Le immagini mentali sono alla base del pensiero spaziale.

Il Metodo Terzi interviene sulle immagini mentali motorie e visuo-spaziali.
– Le immagini mentali motorie, in prospettiva di prima persona, si creano quando si immagina se stessi direttamente durante l’atto motorio, con una simulazione “dall’interno”. Nel metodo Terzi si stimolano durante le fasi di Vissuto attivo.
– Le immagini mentali motorie, in prospettiva di terza persona, si creano quando si immagina “dall’esterno” sé stessi o un’altra persona che compie un’azione, come se si fosse uno “spettatore”. Nel metodo Terzi si stimolano prevalentemente durante le fasi di Rappresentazione del Vissuto.
– Le immagini mentali visuo-spaziali: si attivano nel recupero dell’informazione vi-siva dalla memoria a lungo termine o quando manteniamo in memoria di lavoro un’immagine appena vista. Nel metodo Terzi si stimolano durante le fasi di Rappre-sentazione del Vissuto.

Le immagini mentali attivano le aree coinvolte nella percezione e nell’azione, aiutano il pensiero umano, facilitano il ragionamento concreto e astratto e guidano il comportamento. Facilitano le prestazioni della memoria e l’apprendimento. Sono importanti per il controllo motorio. Stimolano il pensiero spaziale, ma facilitano anche la comprensione del pensiero verbale.

“Logica dell’errore” significa che le risposte del soggetto vengono analizzate in un’ottica che indaga i processi mentali che possono averle determinate. Non c’è «errore» ma solo diversi livelli di percezione, elaborazione o integrazione. Comprendere la “logica dell’errore” permette al docente/terapista di programmare l’intervento mirato al superamento dello stesso. 

“Un errore non nasce dal nulla… bisogna cercare la logica dell’errore” (Ida Terzi, 1995)

Il canale deambulatorio, o cammino è considerato da Ida Terzi un “canale percettivo” vero e proprio in quanto individua nell’atto motorio deambulatorio la capacità di trasmettere al sistema nervoso centrale informazioni imprescindibili all’apprendimento spazio-temporale
Ida Terzi diceva che usiamo il canale deambulatorio «per imparare a ragionare, e bene, con i piedi».

Tavola sinottica significa riassunto schematico in forma di tabella dell’argomento trattato che consente una rapida visione dei dati fondamentali dell’argomento stesso.

“Le tavole sinottiche illustrano le principali fasi di elaborazione delle percezioni che attraverso l’esperienza deambulatoria conducono gradatamente da uno stato di consapevolezza globale del mondo esterno ad uno stato di consapevolezza sempre più e sempre meglio differenziato geometricamente” (dal test psicopedagogico di Ida Terzi).

Dalle parole di Ida Terzi “…L’esperienza mi ha ripetutamente dimostrato che si possono avere differenti consapevolezze di uno stesso vissuto deambulatorio, prima di pervenire alla completa padronanza delle informazioni. Sulla base di ciò ho raccolto in sei Tavole Sinottiche le fondamentali fasi di elaborazione mentale delle afferenze deambulatorie che conducono, per gradi, da una consapevolezza primitiva di vivere a contatto con la terra e differenziata solo nel tempo, ad una consapevolezza razionale sempre più e sempre meglio strutturata nello spazio”.