Fonetica, processi fonologici e metafonologici

Le ricerche delle neuroscienze hanno portato numerose evidenze a sostegno dell’origine gestuale/motoria del linguaggio, del ruolo dei neuroni specchio nell’evoluzione del linguaggio e del fatto che non solo la produzione, ma anche la percezione del linguaggio attivi il sistema motorio.

È stata riscontrata, nei bambini, una solida relazione fra lo sviluppo delle abilità motorie manuali e orali (Goldin-Meadow 1999). Nella regione corticale preposta all’articolazione del linguaggio sono, infatti, presenti schemi motori sia della bocca sia della mano:  sembra quindi che i gesti delle mani traccino il futuro sviluppo del linguaggio nel bambino.

Questa premessa è indispensabile per comprendere come l’approccio “embodied”, multisensoriale e cognitivo-motorio del metodo Terzi, sostenga in modo innovativo la creazione di stabili rappresentazioni mentali del linguaggio parlato.

Il soggetto, sia in percezione che in produzione, apprende a:

  • processare le informazioni acustiche, visive e propriocettive proprie del linguaggio parlato, nelle sue caratteristiche spaziali e temporali,
  • sincronizzare i suoni, le parole, le frasi a movimenti corporei secondo un modello ritmico di base (neuromotorio e deambulatorio) che ne permette l’analisi in modo ordinato e concreto.

In questo modo le informazioni sono tenute più facilmente in memoria di lavoro (loop articolatorio e taccuino visuo-spaziale) mantenendo alte le risorse attentive, integrando il pensiero verbale col pensiero spaziale, stimolando le funzioni esecutive, con particolare sollecitazione della programmazione e pianificazione fonologica.

In modo coerente con modalità che sottolineando lo stretto legame che esiste tra percezione e azione per giungere alle funzioni, cosiddette “superiori”, come cognizione e linguaggio, gli esercizi vengono applicati  con una funzione:

  • abilitativa/didattica, in età evolutiva, per promuovere lo sviluppo delle prassie orali e manuali, delle competenze fono-articolatorie, dei processi fonologici e della consapevolezza delle relazioni che legano le parole all’interno della frase.
  • riabilitativa, sia in età evolutiva che adulta, ai soggetti con disturbo di linguaggio, specifico o secondario a disprassia, a disturbi del neurosviluppo o negli esiti cognitivo-linguistici-motori da cerebrolesione,  sulle turbe della fluenza verbale (balbuzie, cluttering e disprosodie).

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Bibliografia

  • Iolanda Perrone (2005) – “Il linguaggio tra spazio e tempo: aspetti fonologici e metafonologici”
  • Atti Convegno “Il Metodo Spazio Temporale Terzi: storia e attualità”, Milano, 2005