Come già descritto da Monica, durante gli anni ’60 e i primi anni del ’70 del secolo scorso, la zia Ida andava regolarmente a trascorrere il fine settimana a Nuvolento, dove suo fratello Adolfo, padre di sei figli, faceva il medico condotto.

Nella sua famiglia poteva stare in compagnia e contemporaneamente riposare, lavorare e sperimentare le sue ipotesi educative e didattiche sui nipoti.

Quelli che seguono sono due ricordi di Barbara, sorella di Monica.

   Paola Terzi

ZIA IDA – Racconti di Barbara

La Zia Ida cantava. Ti arrivava all’improvviso la sua voce acuta caratterizzata da una erre inconfondibile.

Quando ero ragazzina il suo motivo preferito era “Que sera” proposto con una impostazione vagamente lirica in una buffa mescolanza di inglese-italiano.

Non posso ascoltare “Que sera” senza pensare a lei.

A l’Aja, per un congresso internazionale sulle malattie mentali, eravamo ospitate in un’ampia e luminosa stanza di un vecchio albergo cui difettava la pulizia. La cosa indispettiva alquanto la zia che “affidò” a me il compito di reclamare presso il concierge affinché dicessi alla “femme de chambre” di “epoutesser les meubles” e di “balayer le parquet”.